Spazio utile

1979-1980

L’artista lavora con il metallo, un materiale non manipolabile, spostando dunque il suo ‘fare’ dalla gestualità e dall’immediatezza ad una fase operativa di progettazione e di riflessione. L’Acqua recupera dei residui di lastre metalliche, ‘sfridi’, e su di esse traccia delle figure geometriche, le quali a volte vengono campite da metallo fuso spruzzatovi sopra (acciaio, bronzo, etc.), ridefinendo in tal modo uno spazio utile. La forma e le dimensioni delle lastre utilizzate hanno suggerito all’artista una serie di figure piane, che diventano modelli teorici, campi di proiezione speculativa per il riutilizzo del metallo, assunto come materiale in sé, e quindi ‘trattato’ al di fuori del suo normale uso nell’attività produttiva. La scelta delle figure geometriche da parte dell’artista risponde ad un criterio di bellezza a loro intrinseca, esistente nella loro stessa logica costruttiva, perché “sono sempre belle in sè” secondo l’affermazione di Platone. L’artista ha poi utilizzato, per disegnare i suoi ‘spazi utili’, delle xilografie riproducenti diverse ‘anime di albero’ poiché la matrice derivava da scarti di legno di vario tipo. Con gli “Spazi utili” si assiste dunque alla convivenza di un segno naturale e di un segno tecnologico, all’appropriazione della natura attraverso le tecniche.